Valle Grana, eccellenze gastronomiche dall’antipasto al dolce.

Partiamo dall’oro bianco: l’aglio di Caraglio, presidio Slow Food, di cui è stata ripresa la coltivazione da una scampata estinzione; il microclima creato dalle montagne e il terreno povero di solfati ne conferiscono un sapore delicato e dall’alta digeribilità sia cotto che a crudo…provare per credere.

A seguire, una polenta bastarda, (incrocio naturale di cinque grani). Del resto, il significato del nome Valle Grana ha probabili origini medioevali a fronte di bonifica da parte di monaci benedettini delle terre abbandonate con la produzione di superbi grani.  E perché non accompagnarli con il tartufo nero pregiato, il Tuber Melanosporum che si raccoglie a Montemale, oppure con i funghi che nascono copiosi in primavera e autunno, grazie per le caratteristiche favorevoli del terreno e del clima?

E cosa dire di una spolverata di Sofran: lo zafferano di montagna? Certo, già ai tempi del marchesato di Saluzzo di cui faceva parte la Valle, si coltivava questa spezia di cui oggi si è ripresa la lavorazione, prima ad uso personale e nei mercati locali, per poi aprirsi su scenari più ampi.

Questa terra è così ricca che possiamo scegliere, a seconda dell’utilizzo, tra una patata Ciarda (dalla buccia rossa come la terra del posto) o una Piatlina (più tradizionale, solo un po’ più piatta).

Non possiamo dimenticare sua maestà il Castelmagno: deve il suo nome a Castelmagno, comune che sorveglia tutta la valle.  Della sua esistenza se ne parla già in documenti del 1200. Il suo disciplinare è severo e solo il formaggio che risponde a determinati requisiti può chiamarsi Castelmagno. Ottenuto da latte crudo di vacca,  il sapore è molto legato all’alimentazione del bestiame che consiste in erbe aromatiche dei pascoli. Si presenta con struttura friabile e dal gusto fine e delicato se più fresco, più compatto e dal sapore più incisivo e piccante con il progredire della stagionatura.

Dulcis in fundo possiamo concederci una fettina di Torta della Vallera (verdeggiante frazione del comune di Caraglio), una torta non lievitata, compatta ma friabile e al tempo stesso morbida. Dal gusto spiccatamente amarognolo dato dai gherigli di pesca e mandorle amare. Questo dolce è un retaggio delle tradizioni locali, che nel corso del tempo è stato arricchito di ingredienti più ricercati che sapessero esaltarne i sapori.

Un posticino per la frutta c’è ancora? A scelta tra mele gustose, come la Contessa, pere, come la Madernassa che qui hanno trovato il loro habitat naturale grazie alle forti escursioni termiche che ne esaltano le caratteristiche organolettiche. E non può mancare la castagna, di cui la Valle Grana ne è una delle maggiori produttrici, la Cervaschina, il Garrone di Bernezzo, la Siria e il Gentile Biondo di Pradleves.

Beh, buon appetito!